Ecco perchè non condivido la posizione del Consiglio di Stato sulla non applicabilità dell'usucapione dalla PA - di Marco Morelli
Ecco perchè non condivido la posizione del Consiglio di Stato sulla non applicabilità dell'usucapione dalla PA
di Marco Morelli
Debbo ammettere di nutrire un certo imbarazzo a commentare le ultime sentenze, pubblicate anche su questo portale, del Consiglio di Stato, sull'applicabilità o meno dell'istituto dell'usucapione alle occupazioni illegittime delle PA.
Trovo imbarazzo perchè, dinanzi a cotanto autorevole pronunciamento, affermare di non condividere la posizione dei Giudici di Palazzo Spada è affermazione forte che necessita di una approfondita presa di posizione senza, lo si dice da subito, pretesa alcuna.
La valutazione che andrò a fare intende coniugare il dato, per così dire, teorico con quello più prettamente pratico che, necessariamente, deve guidare l'operatore di settore in una materia come quella espropriativa che, più delle altre, deve confrontarsi col dato reale.
Affermano, i Giudici amministrativi, per esempio nella sentenza del 26 agosto scorso la n. 3988, che l'usucapione dalla PA non sarebbe possibile, per superare espropri illegittimi ed occupazioni illegittime per almeno tre ordini di motivi: in primo luogo perchè lo spoglio del possesso del proprietario, da parte della PA, sarebbe non violento; in secondo luogo perchè i Giudici della CEDU avrebbero censurato ogni forma di espropriazione c.d. larvata o indiretta in grado di superare gli espropri illegittimi; in terzo luogo perchè solo dalla data di entrata in vigore del TU sugli espropri sarebbe possibile ammettere la possibilità di un'applicazione dell'usucapione, essendo venuta meno l'accessione invertita.
Vi spiego perchè dissento da tale indirizzo.
In primo luogo non posso condividere la considerazione che lo spoglio della PA sia da considerare violento, per la semplice ragione che, sia nel caso di iniziale pubblica utilità poi scaduta che nel caso di illegittima acquisizione del bene sine titulo comunque la PA agisce, o dovrebbe agire, per la salvaguardia di un pubblico interesse a monte che, a mio sommesso avviso, è in grado di superare la "violenza" presunta dello spoglio.
In secondo luogo, in merito alla posizione della CEDU, non mi sembra possa condividersi, giacchè la stessa si riferiva al diverso caso dell'accessione invertita istituto che, diversamente dall'usucapione, non trova un ancoraggio normativo nel nostro ordinamento: l'accessione invertita, infatti, è stata strumento creato e diffuso dalla sola giurisprudenza a differenza dell'usucapione che resta, ad ogni modo, regolamentata dall'art. 1158 ss cc.
In terzo luogo, in merito alla posizione della possibilità di ritenere il termine del 30 giugno 2003 quale dies a quo per presunte future usucapioni dalla PA, al di là del fatto che, indirettamente, si darebbe per acquisita la possibilità di usucapire dalla PA discutendo solo sul terminne di inizio per il decorso del ventennio, non credo possa ugualmente ammettersi che l'usucapione non possa dirsi applicabile perchè prima dell'entrata in vigore del TU espropri non era attivabile concretamente la richiesta di restituzione in forma specifica del bene illegittimamente occupato.
Tanto detto dal punto di vista teorico, senza pretesa di superamento dell'autorevole orientamento, occorre passare alla valutazione più propriamente pratica.
Inutile far presente che per la tematica dell'espropriazione per pubblica utilità e, di conseguenza, tutte quelle connesse (come l'usucapione per superare occupazioni illegittime) è, quanto mai, necessario il raffronto tra il dato, per così dire teorico e quello più direttamente pratico.
L'operatore di settore, in altri termini, non può prescindere da una ponderazione comparativa degli interessi in gioco e dalla valutazione del dato reale che, in caso di occupazioni ultraventennali, vuole e vede come ineludibile il richiamo all'esperienza.
E l'esperienza ed il dato concreto cosa dicono nelle situazioni di occupazioni illegittime ultraventennali? Dicono che un proprietario è rimasto inerte per oltre un ventennio senza difendere e tutelare la propria posizione; dicono che la PA dovrebbe sobbarcarsi, dinanzi all’inerzia del privato, pur in presenza di un pubblico interesse, ingenti risarcimenti ed indennizzi; dicono che la Corte dei Conti è alle porte per sindacare l’utilizzo di denaro pubblico.
I tre dati anzidetti non possono non coniugarsi con quanto sopra detto, dal punto di vista teorico ma, soprattutto, con quanto ben più autorevolmente di chi scrive, sostenuto da tanti e diversi Giudici Amministrativi di diversi TAR in Italia che, comunque, hanno riconosciuto applicabile l’usucapione dalla PA.
Ed allora, unendo il dato teorico con quello pratico, soprattutto con la presa d’atto che in giurisprudenza non c’è ancora univocità di veduta sull’applicazione o meno dell’usucapione dalle PA, non resta che concludere in un solo senso: fossi l’operatore di settore, comunque il tentativo di usucapione lo farei.
Con buona pace dell’autorevolissimo parere del Consiglio di Stato che ha derubricato le teorie che ammettono l’usucapione della PA come “equilibrismi” da cui prendere le distanze.
Il dato pratico non può non valere, nella nostra materia.